sabato 29 agosto 2015

come una favola...

non sono sicuro sui personaggi ed interpreti, nel senso che magari potrebbe trattarsi ancora di una generazione indietro,ma....comunque e' una storia vera. tante volte me l'ha raccontata la mia Nena....peccato che allora non avevo preso appunti... tutto comincia dal marito della sorella della mia bisnonna materna (si dice cognato?)...la mia bisnonna - Domenica Maronero detta Momo Grisa (mamma grigia)- aveva una sorella, Anna, detta Magna Anin (Zia Annina). il marito di quest'ultima - Dematteis Giacomo, detto Barba Giacoulot (Zio Giacomo)- da giovane era partito alla ricerca di fortuna ed era approdato in Inghilterra. qui aveva trovato lavoro come "servitore", non so se in un grande albergo o in una famiglia nobile. quando qualche anno piu' tardi torno' al paese - forse con un piccolo gruzzolo da parte, ma comunque con una idea precisa in testa - costrui' l'albergo (1915)....e di li' tutto e' partito! Anna e Giacomo non avevano figli. prima mori' lui, poi fu la volta di lei (ancora adesso quella che ora e' la camera numero 3 e' la stonsio ad Magna Anin (la camera della Zia Annina). dunque quando anche quest'ultima venne a mancare furono i nonni ad ereditare e con la morte dei nonni, l'albergo passo' alla mia mamma....ed ora a me e mio fratello. non so quale sia nella foto Barba Giacoulot, gli sono comunque grato! ....e domani si festeggiano i cento anni dell'albergo....non mi pare poca cosa!....e di questi cento anni sessanta sono stati quelli di lavoro e sudore della mia Mamma....che beffa festeggiare il tutto nello stesso anno della sua morte, ma lei sorridera' dal cielo!

domenica 23 agosto 2015

ci sei

ci sei, nell'aria... e nel fiore che vedo... ci sei nella goccia di pioggia... che scende dal cielo... e nella nube che avvolge il monte... ci sei nel pensiero... e nelle sue onde... ci sei nelle canzoni che cantavi... e nel silenzio di un giorno di neve... e nella nebbia e nel sole... ci sei nel problema e nella soluzione... ci sei nella tua assenza, ma... ci sei...

sabato 22 agosto 2015

il campo da bocce

...poco piu' in la', quello che ora e' un prato all'inglese, un tempo era un campo da bocce; affollatissimo d'estate...si organizzavano degli interminabili tornei che cominciavano nel primo pomeriggio e terminavano sotto i fari a notte inoltrata. tutti gli uomini del paese accorrevano in questo bagno di polvere e sabbia...ricordo la voce forte del Signor Ferro,juventino sfegatato e il gruppo attivissimo ad organizzare gare dei Fassino-Paganelli... io detestavo il tutto, anche perche' per me voleva dire stare tutto il giorno dietro al banco a servire bibite e caffe'; non avevamo il frigo e le bottiglie, per stare al fresco, erano tutto il giorno in un lavandino sotto un filo di acqua corrente...quanti bicchieri ho lavato!!! tra il baracot e il campo da bocce un grande ciliegio, i cui frutti servivano soprattutto a macchiare le camice di chi sotto sostava; all'angolo del terrazzo, tra l'ingresso al campo e la fontana, un profumatissimo lilla'....

il "baracot"

...e di fianco alla casa il "baracot", una piccola tettoia in legno che dava sul terrazzo. ricordo appena appena da bambino l'orchestrina che li' si posizionava e sul terrazzo si ballava, immagino tanghi, valzer, polke e mazurche e qualche pezzo dell'epoca, tipo Marino Marini... piu' tardi quel baracot e' diventato il mio palcoscenico: tutte le sere d'estate, io Renato e pochi altri ci inventavamo degli spettacoli e alla fine passavamo in mezzo al pubblico a raccogliere il compenso; una sera arrivammo addirittura a 500 lire...mi viene in mente il titolo di una nostra improvvisazione PER BACCO SOLE PER BACCO PIOGGIA...e ricordo come si vergognava la mia mamma ad avere un figlio cosi', ma forse era solo una finta vergogna!

venerdì 21 agosto 2015

il bar

il vecchio bar era disegnato diversamente da quello attuale, mentre quello precedente gia' somigliava alla versione di oggi. il bancone non era frontale, ma correva lungo la parete di destra, un bancone rivestito di un materiale di un colore rosso-marrone, con sopra un marmo grigio verde venato di bianco. sul banco, lato ingresso, una vetrinetta contenente le caramelle e la cioccolata (la buonissima cioccolata Feletti...quante scorpacciate!) e le arbanelle con la frutta sotto liquore, che tanto andava a quel tempo: deliziose prugne, ciliege, albicocche, uvetta... lungo tutto il lato destro c'erano invece tre o quattro tavoli con le relative sedie, mentre un bel tavolo rotondo era proprio all'ingresso; quello era il tavolo preferito dai tarocchisti che, tutte le domeniche, arrivavano nel primo pomeriggio e li' rimanevano a giocare fino all'ora di cena inoltrata, bevendo e fumando, parlando a voce alta, a volte imprecando e bestemmiando per la giocata sbagliata del "socio"...tanti i giocatori di allora, a cominciare da mio nonno e poi Miquel d'Souviard, Nadin d'Nondou, Mini dla Resia, Tournour... il giovedi' invece era il giorno dei mandriani, Touma', Toni dou Rusqua e gli altri scendevano dagli alpeggi per andare a vendere e a comprare al mercato e per fare rifornimento; legavano i muli e si facevano delle lunghe sedute a base di vino e di vecchie canzoni stonate e non, ma sempre canzoni tristi...e non se ne andavano piu' via!!! poveri muli che se ne stavano pazzienti ad aspettare e che venivano slegati solo a tarda notte; sicuramente erano loro a guidare i loro padroni, ubriachi fradici, fino a destinazione. in fondo una porta a due battenti dello stesso colore del bancone e con vetro a tratti smerigliato e disegnato, dietro quella porta la cucina...a quel vetro si appoggiava ogni tanto la zia Titi, pensando di non essere vista, per vedere cosa stava succedendo... ho nostalgia di quel vecchio bar che proprio io negli anni '90 ho voluto cambiare...in realta' ho nostalgia di quello che era, di quello che ero!

la saletta

inizio anni '60, la casa era una sola, non c'era ancora la nuova ala dell'albergo; al suo posto una baracca in legno e un lungo prato, forse un campo da bocce. la "saletta" era la nostra sala ristorante; 7 o 8 tavoli in legno, tutti diversi l'uno dall'altro, le sedie invece erano delle autentiche "viennesi". la porta che ora e' collegamento con la nuova ala non era una porta, ma una finestra che si affacciava sul lavatoio. ricordo i pasti estivi delle famiglie, la vita era semplice e ci si sapeva accontentare. ricordo quando mi sedevo a tavola con qualcuno, con la signorina Silvana (Raffo) ad esempio,che aveva anche fatto la priora e della quale ero "segretamente" innamorato. d'inverno la saletta si affollava di comitive e di famiglie che, venute per sciare nel campetto e infreddolite, venivano a bere una cioccolata calda. niente televisione allora, la tele da noi arrivera' solo qualche anno dopo, verso il '65, con un solo canale, a volte due, ma tanta nebbia (GIOCHI SENZA FRONTIERE-I PROMESSI SPOSI-BELFAGORD IL FANTASMA DEL LOUVRE le trasmissioni che ricordo con piu' piacere). al posto dove adesso c'e' la TV c'era invece una di quelle belle vecchie radio ad onde corte con giradischi incorporato. di tanto in tanto, anzi spesso, alzavo il coperchio e ci mettevo i 78 e i 33 giri che mio padre aveva portato dal Piano della Mussa (piu' tardi i 45 che mi facevo regalare)...quanti concerti! cantavo a squarcia gola sul pezzo, felice di essere ascoltato e qualche volta anche applaudito...

la soffitta

l'ultimo piano - a parte i muri portanti- era tutto in legno. anche la scala, a differenza dei quella dei piani inferiori che era in pietra, era in legno. nel corridoio avevo messo una vetrina in disuso e ci avevo sistemato la mia raccolta di bomboniere, alle quali tenevo molto (forse perche' ne ricevevamo poche sembravano tutte piu' preziose) e di tanto in tanto ne cambiavo l'ordine a seconda della preferenza del momento. sul lato sinistro, dietro la mia camera e davanti la camera dei miei, camere comunicanti; sul lato destro le due camere per il personale, di solito dietro i cuochi e davanti le cameriere. controsoffittatura in legno e poca luce, visto che erano soffitte, a parte il corridoio dove c'era un grande abbaino.le finestre erano tonde, tipo dei grandi oblo', per altro non protette da inferiate o altro...mia madre aveva sistemato davanti alla nostra un grande baule verde militare che conteneva il suo corredo, il tutto per paura che mi affacciassi e saltassi giu'...e a me piaceva guardare il mondo da lassu'e non essere visto...e mi piaceva il rumore della pioggia che batteva sul tetto ed il garrire dei "pivi" che li' venivano a nidificare e mi facevano compagnia, per altro scandendo il mio tempo e dandomi il buongiorno. ai muri della mia stanza, di tanto in tanto, il manifesto di qualche cantante di allora (ricordo Michele) e parecchi armadi che erano soprattutto il magazzino per la biancheria dell'albergo. ricordo mia madre quando, dopo una intera ed ininterrotta giornata di lavoro, finalmente poteva andare a letto, stanchissima ma felice per aver lavorato tanto e guadagnato qualcosa... come vorrei tornare in quella soffitta che non c'e' piu'!

venerdì 14 agosto 2015

l'ultimo valzer

...e poi la banda per le strade e nelle case a portar la festa; i priori, i musicanti, bambini festosi che si accodano al corteo, di casa in casa, di villa in villa...si balla, si beve, si mangia, si ride... da noi la tappa e' il pomeriggio e quando si sente in distanza la musica arrivare, i tavoli e le sedie sul terrazzo vengono spostati e nel mezzo viene lasciato uno spazio per ballare...eccoli arrivano! una marcetta quasi militare per mantenere il passo, davanti i priori nei loro vestiti colorati e con le bandiere tricolore, dietro la fanfara....ed io non riesco a stare fermo, come una febbre -la "courenda", ballata troppe volte eppure mai abbastanza- mi prende e mi butto nella mischia...anche mia madre ama ballare- ho ereditato da lei questa passione -e almeno un Valzer o una Mazurka lo faccio anche con lei. lo scorso anno no, non abbiamo ballato, era gia' troppo acciaccata, ma due anni fa' si' e quello e' stato "l'ultimo valzer"...non volevo tentarla sapendo i suoi disturbi, eppure fu proprio lei a dirmi MI FAI BALLARE? ed io - quasi emozionato - la presi sotto braccio e cominciammo a volteggiare...me lo sentivo che quella era l'ultima volta e forse la stessa sensazione fu anche quella della gente intorno a noi...ci fecero spazio e tutti si fermarono a guardarci e ad applaudire. non ho voglia di ballare, ma non so se domani riusciro' a resistere....

la processione

si sente d'un tratto il suono della banda...ARRIVANO ARRIVANO, LA PROCESSIONE...la gente si alza e si affaccia al terrazzo, tanta gente...anche io esco da dietro il banco e mi precipito fuori, anche il personale tutto; pure mia madre questa volta, altre volte aveva preferito guardare la processione da dietro le tende della sua stanza per non far vedere la sua emozione al passaggio della Madonna....pure io tutte le volte mi emoziono, anche perche' ho sempre qualche grazia da chiedere alla Madonna e poi mi ricordo di tante processioni e di tanta gente che non c'e' piu'...il cane mi segue, forse spaventato dal frastuono della fanfara o forse ha solo paura di perdermi... anche le lucertole al sole, affacciate ai buchi del muro, guardano stranite quello strano via vai... chi sa se domani riusciro' a non avere gli occhi rossi?....o forse piovera' e rovinera' la festa....

giovedì 6 agosto 2015

Bertu

cosi' Bertu se n'e' andato...dicevano che era sugli alpeggi a badare alle bestie, cosa che del resto aveva sempre fatto sin da bambino essendo la sua una famiglia di agricoltori...e invece era semplicemente in un'altra valle, in un'altra citta' a fare il barbone, a dormire sotto i ponti, a mangiare alle mense di poverta'. da ragazzo, nonostante la piccola statura, era stato un ottimo atleta nello sci di fondo e forse avrebbe avuto le occasioni giuste per riscattarsi da una sorte gia' difficile in partenza, ma poi... probabilmente avra' anche pensato di tornare, ma non e' facile arrendersi ed ammettere le proprie sconfitte...e cosi' e' rimasto li', a dormire sotto i ponti, a mangiare alle mense di poverta'... significativo della sua solitudine il fatto che sul manifesto ci sia una foto di quando aveva forse vent'anni, ora che di anni ne aveva cinquanta...nessuno piu' lo aveva fotografato o aveva avuto interesse a farlo, se non magari solo per far vedere al mondo l'ennesimo "barbone"... cosi' Bertu se n'e' andato, il mite Bertu!