domenica 22 novembre 2009

L'Elvira

Giornata gelida, come da previsioni!
Il bosco e' arrugginito e il cielo pieno di nuvole.
L'Elvira porta al pascolo le mucche ed il suo gruppo di capre bianche; la sento urlare sin da qui - dall'altra parte del torrente - l'Elvira, la selvaggia, quella che se ti avvicini si nasconde...
Chi sa? Forse ha ragione lei a vivere cosi'...

Nutchiou

Il 19 marzo era per lui giorno di gran festa; era infatti il suo onomastico , in realta lui chiamandosi Giuseppe! Nutchiou era una persona affabilissima e ben voluta da tutto il paese. Abitava in una piccolissima casa (praticamente una casetta di una sola stanza) all'inizio dell'abitato. Dati i suoi problemi fisici, viveva di piccoli lavori saltuari, tipo aggiustare gli ombrelli e pulire i giardini.
La disgrazia era successa quando era ancora piccolo. Un tetto aveva scaricato tutto il suo peso di neve su quel bambino che si trovava a passare li' sotto. Era tutto rotto ed anche la testa aveva avuto degli strascichi. Col tempo era tornato a camminare in modo claudicante e a parlare, ma in maniera stentata.
Comunque fosse, gli piaceva vivere e i giorni di festa grande - e tra questi il 19 marzo - si regalava un pranzo al ristorante.
Tutte le domeniche pomeriggio, invece, andava a cercare compagnia al bar, dove - per lo meno - godeva della presenza dei tarocchisti e beveva i suoi due o tre bicchieri di vino. Ricordo che sorrideva felice quando in tv vedeva la Carra' con il suo "taran taran un po' di cipria qua... taran taran un tocco qua e la' ".
Si arrabbiava solo se gli dicevi che era piu' vecchio di te. Lui era nato a fine anno, ragion per cui - secondo lui - tutti quelli che erano nati nei mesi precedenti - non importa di quale anno - erano piu' vecchi di lui, appunto in quanto nati prima.
Povero Nutchiou... uno dei tanti personaggi che ho incontrato

cielo grigio...

cielo grigio, ed anche i miei pensieri...
non ho piu' voglia di combattere in questa vecchia guerra;
battaglie che mi lasciano esausto.
sono disposto a perdonare tutto,
voglio soltanto un po' di pace
e un po' di sole tra le nuvole.
voglio pensare di essere ancora capace a innamorarmi un'altra volta
senza paura di far male.

trovarsi in mezzo a situazioni senza uscita, continuare a rimandare decisioni mai prese, non potere non amare chi mi ha dato tanto... meno male che c'e' il mio lupo bianco!

sabato 7 novembre 2009

avvisaglie di inverno

tutto tace, silenzio quasi da neve. il cielo appena velato, ma gia' grigio, intorno forme scure. tosse e ricordi di vecchi piccoli malanni, quando era bello stare a casa al caldo e coccolati. premurosa, la mamma mi ungeva il petto di viksvaporub e nella stanza si diffondeva quel gradevole profumo balsamico che non ho piu' dimenticato.

venerdì 6 novembre 2009

Ios

Vorrei l'esilio sopra un isola
fuori dal mondo e dalle rotte
di li' veder passare le navi in lontananza
e assistere al tramonto del Dio Sole.
Vorrei il sorriso di una vecchia donna
(che incontro per la strada) "kalimera",
vento nei bianchi vicoli,
cani liberi, liberi gli uomini,
semplicita', sincerita'.
Vorrei un bicchiere di vino
che mi offre una mano rugosa,
tetti di buganvillea d'estate,
d'inverno mari tempestosi.
Vorrei un silenzio ricamato di parole vere,
voci che intonano antichi canti
e dicono preghiere
e ceri accesi nei giorni tristi
ed un sirtaki danzato sulla piazza
quando per tutti e' festa.
Vorrei di sera una mano sulla spalla
"kalisphera"
racconti di vita vissuta,
guardando intorno il buio della notte,
le stelle uniche luci
e le finestre accese

Dedicata ad Ios, bellissima isola greca... che bei ricordi! (la scrissi allora, forse quattro anni fa', al mio rientro da una breve vacanza)

fuggire da se'

di recente ho letto da qualche parte questo ragionamento: passiamo meta' della nostra vita a cercare di essere diversi da quello che siamo (magari perche' non ci si piace o non ci si accetta o perche' non siamo conformi ai canoni della "moda"); poi magari diventiamo quello che volevamo e ci accorgiamo che comunque non siamo noi stessi, ma e' troppo tardi per tornare indietro.
vero, verissimo!

martedì 3 novembre 2009

il giardino di zinnie e daglie

non era un giardino, ma piuttosto un orto. in quel minuscolo fazzoletto di terra davanti alla loro casa, la nonna coltivava l'insalata, i pomodori, le zucchine. a chiazze erano seminate come delle aiuole di zinnie e lungo il perimetro crescevano delle siepi giganti di daglie. bello era vedere quel miscuglio di colori (nel verde dominavano il giallo ed il rosso). era un magico colpo d'occhio di semplicita' e gaiezza, il tutto poi con l'aggiunta dei profumi non solo dei fiori, ma anche quelli che arrivavano dalla cucina, di pietanze semplici eppure impareggiabili. dall'alto dominava il pero gigante, carico di minuscole pere che, quando cadevano, attiravano tutte le api del paese.
come era sereno il cielo durante quelle estati!

i combattenti

4 novembre. un tempo il quattro novembre era la festa dei combattenti. ricordo il ritrovo degli anziani del mio paese, reduci di guerra, che una volta l'anno si incontravano per ricordare. dopo la messa e prima del pranzo, in piazza, davanti alla lapide dei caduti, tra qualche "attenti!" e "riposo!", la fanfara attaccava l'inno del piave e tutti si commuovevano.
...e per il nonno quello era un gran giorno: ricordi, amici, chiacchiere, tarocchi e vino!

il rumore dei ricordi

il garrire dei pivi (rondoni) che nidificavano nel sottotetto della soffitta dove ci trasferivamo d'estate e che mi svegliavano al mattino con il loro grido di vita!
il martellare per affilare la falce; il nonno che batte con martello la falce appoggiata su un piccolo incudine conficcato in una pietra; e' la' al solito posto, sotto il grande pero, all'inizio del prato.
i cori, a volte magistrali a volte stonati delle vecchiette in chiesa; nei periodi di novena o di via crucis, quando da chierichetto mi scappava da ridere ogni volta che la "fermata"era vicino al banco della buona Marianin che, convinta di cantare bene, ce la metteva tutta, senza rendersi conto che invece era stonata come una campana.
il suono della banda nel giorno di festa, andavo a dormire dalla nonna che abitava vicino alla piazza del ballo e dopo aver ballato tutta la sera con le mie amichette (ero molto corteggiato), continuavo a ballare nel sogno. dormivo nel suo lettone di ottone di un tempo; povera nonna, penso che non avra' dormito molto!
e ancora il suono della banda e ancora la nonna, quando alla ricorrenza del 4 novembre si metteva a piangere nell'ascoltare la fanfara che intonava "il piave".
e il cantare degli ubriachi... certo mi metteva malinconia, ma forse era meglio che non la musica o pseudo tale che si sente arrivare a tutto volume dalle macchine di passaggio!
ecc.ecc.

il profumo dei ricordi

mi vengono in mente due profumi che non sento piu' come una volta: quello delle mele e quello del fieno.
dietro la casa dei nonni, staccata, c'era una stanzetta ("la stansioto" in patois) dove in estate veniva alloggiato "lou laurou" e cioe' il lavorante, che veniva ad aiutare i nonni per la fienagione. in autunno diventava il deposito delle mele, che vi venivano raccolte e poi sparse per terra a maturare. ah il profumo dolcissimo che mi assaliva quando entravo nella "stansioto"!...
e di fianco c'era il fienile, dove il nonno andava a fare il pisolino pomeridiano. pur essendo un uomo dolcissimo (quante volte l'ho visto con le lacrime agli occhi, cosa che ho ereditato da lui!) mi metteva un po' in soggezione e temevo di disturbarlo durante il suo sonnellino. diversamente quello era il mio regno, non solo perche' ci andavo a rovistare e trovare vecchie cose che mi affascinavano un sacco (stampe di santi e/o reali, bicchieri e tazzine in disuso, vecchie fotografie, ecc.ecc.) , ma anche perche' mi divertiva un mucchio saltare da un piano all'altro per tuffarmi nel fieno sottostante...
e sotto la "stansioto" il piccolo "croutin", dove la nonna portava a raffreddare il budino al cioccolato o alla vaniglia che tutti i giorni mi preparava, per fare in modo che mangiassi qualcosa (ero un bimbo capriccioso e viziato in quanto ad alimentazione).

pavese e ricordi


leggo pavese e mi emoziono. in alcuni tratti rivedo la mia infanzia, la semplicita' e la serenita' "nonostante" di una volta. rivedo la casa dei nonni, vecchia casa di montagna, buia perche' con una sola finestra per piano, ma pulitissima. all'ingresso, sulla destra, un ripiano di legno sul quale erano appoggiati due secchi d'acqua. non c'era l'acqua corrente in casa e quell'acqua doveva servire per la cucina e per il bere. si beveva "al mestolo". com'era bello!
e poi rivedo la nonna mentre si pettina. appoggiava lo specchio sul davanzale della finestra e si sedeva li' di fronte, cosi' vedeva contemporaneamente sia il passare della gente sia i suoi capelli, con i quali formava delle piccole trecciole che raccoglieva in una specie di chignon.
quanti ricordi!

il quaderno dei ricordi

mi piacerebbe, se avessi la costanza che non ho, iniziare un quaderno di nomi, un elenco delle persone che ho incontrato nella mia vita. ne verrebbe fuori una lunga lista di persone e personaggi, molte delle quali non ci sono piu' e con l'aiuto del ricordo e della fantasia, potrei scrivere il mio romanzo.
di fianco a qualche nome scriverei magari solo un aggettivo, per altri invece tenderei all'analisi e forse riuscirei a capire adesso cose che un tempo erano mistero.
vorrei aver registrato o quanto meno preso appunti delle cose sentite dai vecchi e invece affiorano qua e la' degli aneddoti slegati tra di loro, ma cerchero' di ricucire il tutto.
andro' al cimitero (che per me non e' mai stato un luogo di sola tristezza) e guardero' le foto sulle tombe e cerchero' di ricordare quel sentimento di rispetto e magari di timore che quelle facce mi incutevano quando ero bambino. cosi' incontrero' di nuovo lo sguardo del "podesta' " e gli occhi del "maresciallo" e cerchero' di afferrare nel vento le voci di un tempo lontano, magari ancor piu' lontano di me.

domenica 1 novembre 2009

il mio cane




il mio cane e' felice quando e' con me. sorride!!! si accuccia ai miei piedi, si mette a pancia in su, gli gratto la pancia e allora il suo sorriso diventa una risata silenziosa...
il mio cane si preoccupa quando c'e' burrasca in casa, viene da me , mi guarda, non capisco se cerca la mia eventuale protezione o mi vuol dare la sua... siamo comunque solidali! (a volte mi sento un po' cane e spero che anche lui a volte si senta un po' uomo!).
il mio cane e' triste quando mi vede partire senza di lui, si allunga col muso a terra rassegnato e mi guarda andare via...
il mio cane impazzisce quando mi vede tornare e non mi fa domande... semplicemente mi dice che e' felice!

...e ci sara' un'altra primavera...







stare in disparte

figlio di piccoli albergatori, sono abituato a guardare gli altri vivere e a fare in modo che le cose filino lisce. quante volte sono rimasto su fino a tardi solo perche' gli ospiti se la contavano, giocavano a carte o erano fuori. quante volte ho cercato di venire loro incontro, consigliando, aiutando. quante volte mi sono perso nel loro sguardo, sperando che si accorgessero di me. quante volte sono partiti senza nemmeno dirmi un grazie o regalandomi un sorriso di considerazione. quante volte non ho mangiato per paura che non ce ne fosse abbastanza per tutti o perche' non ne avevo il tempo. ecc.ecc.
e quante volte ho visto amori sbocciare e crescere ed ho visto gioia e luce in quegli occhi, quanta invidia ho provato!
mi sento un po' come il/la protagonista della splendida canzone della Piaff (tradotta magistralmente in italiano da Erbert Pagani e cantata da diversi artisti tra i quali Milva, Vanoni, Paoli). si tratta di "hotel d'un jour", in italiano "l'albergo ad ore"... e piu' o meno mi sento un po' come quel "portiere di notte" di Ruggeri.

vorrei finalmente vivere e non guardare vivere...

facebook

"facebook", la grande vetrina mediatica! che cazzata! sono stato iscritto anche io per poche settimane, poi mi sono stufato. molto meglio un blog o una normalissima chat delle tante che si trovano in giro, piu' semplici e banali se vogliamo, ma con meno pretese! "chiedo la tua amicizia" che formula cretina! mi sembra di tornare bambino "ti faccio mio amico","non ti faccio piu' amico", come dei bimbi che fanno pace e bisticciano... ma quel che piu' e' assurdo e' che ci si chiede e si da' l'amicizia e poi magari quando ci si incontra in giro non ci si saluta nemmeno o addirittura ci si evita... e poi, per carita'! troppa gente montata e con la puzza sotto il naso! finti "proletari", vestiti di stracci (firmati), che si permettono di fare i "poveri" perche' hanno le spalle coperte e che poi in realta' hanno solo l'imbarazzo della scelta sul come passare le loro vacanze ed i loro weekend e che si schifano troppo facilmente nell'affrontare la vita e la gente di tutti i giorni.
bye bye Facebook

passeggiando


foschia
di nebulosa essenza,
come un pensiero indefinito,
poi si alza il sole
e al posto del pensiero
scende un sorriso.
alberi gialli,
gracchiare di cornacchie;
ricordi
come fumo da una ciminiera.
cade una foglia,
sento la sua voce,
mi dice di una bella estate
vissuta, ma passata.
seguo il mio cane,
si ferma, mi guarda
e poi mi aspetta.

silenzio!... taci anche tu!
lascia gridare il cuore!