figlio di piccoli albergatori, sono abituato a guardare gli altri vivere e a fare in modo che le cose filino lisce. quante volte sono rimasto su fino a tardi solo perche' gli ospiti se la contavano, giocavano a carte o erano fuori. quante volte ho cercato di venire loro incontro, consigliando, aiutando. quante volte mi sono perso nel loro sguardo, sperando che si accorgessero di me. quante volte sono partiti senza nemmeno dirmi un grazie o regalandomi un sorriso di considerazione. quante volte non ho mangiato per paura che non ce ne fosse abbastanza per tutti o perche' non ne avevo il tempo. ecc.ecc.
e quante volte ho visto amori sbocciare e crescere ed ho visto gioia e luce in quegli occhi, quanta invidia ho provato!
mi sento un po' come il/la protagonista della splendida canzone della Piaff (tradotta magistralmente in italiano da Erbert Pagani e cantata da diversi artisti tra i quali Milva, Vanoni, Paoli). si tratta di "hotel d'un jour", in italiano "l'albergo ad ore"... e piu' o meno mi sento un po' come quel "portiere di notte" di Ruggeri.
vorrei finalmente vivere e non guardare vivere...
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