domenica 19 dicembre 2010

gli ubriachi

qualche anno fa', una piovosa sera di fine giugno... in albergo i primi ospiti della stagione estiva, tutti annoiati e delusi per il tempo. tra questi la Signora Emilia, quasi novant'anni ma la piu' allegra e vivace di tutti. invece di finire la giornata davanti alla tv Emilia raduna tutti gli ospiti e li coinvolge in canti di un tempo. io assisto e non posso fare a meno di ricordare quando da bambino sentivo magari quelle stesse canzoni, allora spesso cantate dalle voci degli ubriachi che non se no volevano piu' andare via. quasi sempre erano canzoni tristi che parlavano di emigrazione e disgrazie (CREOLA/LA MINIERA); a volte quelle voci toccavano delle note impossibili e cio' nonostante perfette, altre diventavano stonate... ed io diventavo triste e non riuscivo a dormire.

quella sera non ho potuto fare a meno di prendere di corsa carta e penna e di scrivere di getto questa canzone...

una volta cantavano
e riempivano la notte di note
e alla luna che li stava a guardare
dedicavano canzoni stonate.
una volta cantavano
ora invece e' il silenzio
ora e' l'urlo degli altoparlanti
gridan fuori, ma tacciono dentro.
gli ubriachi cantavano
canzoni tristi
di emigranti e minatori che partivano
e ascoltando quelle storie
quanta malinconia
e pensavo quando anch'io
avrei dovuto andare via.
e c'era sempre una donna
che stava ad aspettare
con le lacrime negli occhi
e la morte dentro al cuore
e le voci si intrecciavano
in quei cori da osteria
quanta nostalgia di quella nostalgia,
quanta nostalgia di quella nostalgia.
gli ubriachi cantavano
e facevano come una gara
a chi riusciva a raggiungere
quella nota che piu' in alto volava
e c'era chi rideva
e c'era chi piangeva
che il vino a volte e' allegro
e a volte ti dispera
e parlavano di donne e di amori,
qualche volta di politica e motori,
i tarocchi sempre in mano
la bestemmia sulla bocca,
tanto il prete perdonava
quel peccato senza colpa.
e c'era sempre una donna
a casa ad aspettare
e la cena ormai era fredda
e un bambino da cullare
e le voci si intrecciavano
in quell'allegra compagnia
quanta nostalgia di quella nostalgia
quanta nostalgia di quella nostalgia


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