zio Domenico e zia Anna, marito e moglie. lui fratello di Nena, lei madrina di mia madre (infatti la chiamava MAREINA). sono proprio loro i protagonisti di un racconto di Massimo Ottolenghi, racconto che da' il titolo al libro stesso: IL PAESE DEL DARVINDUNQUE....gia', "darvindunque", questa strana parola che la zia si era inventata e che infilava a sproposito in ogni discorso (in realta' mia madre diceva che la parola era un'altra, ma non ricordava quale). si sono voluti tanto bene Domenico ed Anna, erano sempre insieme....forse per questo mia madre quando lesse il racconto ci rimase un po' male, perche' nel racconto si parla anche di qualche sberla e tra due che si vogliono bene sberle non ce ne devono essere ed io a dirle "ma dai mamma e' solo un racconto!"....comunque...
"il suo nome in paese ormai lo conoscevano solo piu' in pochi, lo usavano raramente. solo qualcuno lo ricordava ancora quando si rivolgeva a lei direttamente, per riguardo, se non altro, a suo marito.
Mini d'la luce, oltre ad essere un bell'uomo, era l'uomo piu' importante e indispensabile. era stato lui a portare la prima lampadina in paese, a mostrarla in giro a chi poteva, per poi costruire la centralina giu' al salto e collegare tutti quei fili tirati alla buona tra alberi e pali, sino alle case piu' importanti. meraviglie imparate in due guerre...sempre accompagnato dalla moglie, la lasciava fuori con l'ombrello, per discrezione o forse per prudenza...era un vero signore. quando gli scappava un'imprecazione, la pronunciava compunto e sempre a mezza voce. anche le sberle che allungava alla moglie erano sempre contenute...quasi una carezza fulminea, un intervento terapeutico...una cura dovuta, necessaria per il suo bene, per tentare di aiutarla a vincere quel suo tic...era piu' forte di lei, di ogni suo sforzo. quella maledetta parola non riusciva a fermarla, ne' a trattenerla...parola dal potere magico quel DARVINDUNQUE, che, pronunciata lentamente, le riempiva la bocca e le scioglieva l'anima. parola in cui lei non conosceva il significato e che proprio per quel motivo l'aveva affascinata. parola ostrogota, che aveva un suo mistero, come quelle che dice il prete per avvicinare Dio....."
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